Testimonianze di Cervia in guerra con i murales di Jon
Ha aperto dal 24 aprile fino al 6 maggio 2019 la mostra “Cervia in guerra. Testimonianze artistiche e belliche dal passaggio del fronte” a cura di Luca Ciancabilla, Renato Cortesi, Valentina Pollini.
L’esposizione alla Sala Rubicone di Cervia è composta da sei pitture murali trovate in una casa a Pinarella. Si tratta di vignette umoristiche e satiriche della fine della Seconda Guerra Mondiale.
Una decina di anni fa, Renato Cortesi, colto ingegnere prestato allo studio della storia, rese note alla comunità scientifica sei pitture murali collocate sulle pareti interne di una piccola abitazione sita nei pressi del lungomare di Pinarella di Cervia. Si trattava di una serie di “vignette” umoristiche di diverse dimensioni, risalenti al periodo compreso fra lo sbarco degli Alleati e la fine della Seconda Guerra Mondiale che, grazie al contributo dell’Imperial War Museum di Londra, vennero immediatamente attribuite alla mano di William John Philpin Jones - conosciuto come Jon, creatore dei noti Two Types -, celebre cartoonista gallese che prestò servizio nell’VIII Armata militare inglese in Nord Africa e in Italia durante l’ultimo conflitto mondiale.
Un ritrovamento eccezionale che, qualche tempo dopo, rischiava non solo l’oblio, ma anche la sua stessa esistenza: all’alba del 2017, infatti, la demolizione della villetta - e quindi delle pitture - sembrava oramai inevitabile, visto che al suo posto sarebbe sorto un nuovo complesso abitativo. Una vera e propria sciagura, evitata grazie all’impegno e alla tenacia dello stesso Cortesi, di una giovane storica dell’arte cervese Valentina Pollini, al successivo coinvolgimento di un docente dell’Università di Bologna Luca Ciancabilla e di un restauratore Camillo Tarozzi, ma soprattutto della Soprintendenza di Ravenna, decisi a percorrere l’unica strada possibile per scongiurare la perdita dei dipinti di Jon: il loro distacco e trasporto su nuovo supporto.
Operazione ultimata fra la fine del 2018 e gli esordi del 2019 che ha consentito la conservazione di una testimonianza considerevole del patrimonio storico e artistico romagnolo del recente passato, restituendolo ad una comunità che nel suo territorio ospita altre tracce, di inestimabile valore, del passaggio del fronte dell’ultima guerra. Beni materiali non secondari come bunker, graffiti, rifugi che, questa vicenda a lieto fine, deve insegnarci a rispettare, salvaguardare e valorizzare con sempre maggiore determinazione in quanto imprescindibile patrimonio culturale della nostra storia, parte di una memoria solo all’apparenza limitata, ma in realtà universale, che necessita di essere condivisa sì nel presente, ma anche, non di meno, di venire affidata alle generazioni future.